Funziona, ma richiede un lavoro tecnico.
E poi bisogna distinguere tra istituti superiori, che negli anni scorsi hanno avuto fondi per attrezzarsi, e scuole medie o elementari, meno attrezzate.
È chiaro, poi, se ci chiederanno di ingegnarci in qualche modo, lo faremo, come sempre».
È più ottimista Daniela Di Donato, professoressa di medie a Roma e formatrice di didattica digitale:
«Mi fa piacere che ci stiano pensando, ma credo che prima di attuarla dovremmo fare una riflessione pedagogica e metodologica.
Bisogna pensare ai mezzi a disposizione, poi ai docenti, oltre che agli studenti:
io compio 51 anni a luglio e non sono una delle più grandi».
Il timore degli insegnanti è che la didattica faccia passi indietro: «Non si può tornare alla lezione frontale, tradizionale.
Siamo abituati a lezioni partecipative e collaborative — spiega Marina Lodigiani, insegnante di primaria a Mozzanica (Brescia) ed educatrice digitale —
E poi sono preoccupata per i più piccoli». Al ministero stanno cercando soluzioni perché almeno tutti i bambini delle elementari rientrino a scuola.
La didattica mista funzionerebbe solo alle superiori?
«Sicuramente è un’opportunità per i nostri studenti — dice Vittorio Belloni, docente dell’istituto Ponti di Gallarate — Secondo me è giusto che, passato il picco dell’emergenza, portiamo quest’esperienza avanti».
Marzia Calvano, preside dell’istituto comprensivo 4° ovest Sassuolo, è della stessa opinione:
«Questa soluzione ci permetterebbe di valorizzare gli sforzi fatti finora: è praticabile, ma non semplice».