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La scuola nel caos: protestano tutti

Ora si aspettano i licei.

Gli studenti di decine di scuole romane sono pronti a scendere in piazza giovedì 28 con un presidio davanti al ministero dell’istruzione sponsorizzato dal Fronte della Gioventù Comunista (Fgc).

Al centro delle proteste la contrarietà alla gestione della scuola nella crisi e la questione maturità.

Anche gli insegnanti delle scuola paritarie sono in fibrillazione, perché si considerano penalizzati dalla proroga di soli 5 mesi del trattamento di cassa integrazione in deroga.

Il Comitato tecnico-scientifico, dal canto suo, ha bocciato l’ipotesi del ritorno in classe per un ultimo giorno di scuola all’insegna dei saluti, avanzata dalla viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani.

Il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, ha spiegato che iniziative del genere non si possono fare.

Perché le scuole non sono attrezzate e non hanno ancora predisposto i piani per regolare gli accessi alle aule scolastiche, agli androni, ai cortili.

Il problema non è fare un saluto, ma accedere in condizioni di sicurezza, e questo al momento non è possibile.

Inoltre i ragazzi rivedendosi dopo tanto tempo in un’occasione del genere cercherebbero il contatto fisico, si abbraccerebbero, e questo assembramento non può essere permesso poiché il contagio non è stato debellato e anzi in autunno potrebbe riaccendersi.

La scomparsa del compagno di banco

La figura che ha accompagnato generazioni e generazioni di bambini e ragazzi dalla nascita della scuola è stata falciata dalla distanza imposta dal coronavirus.

Tutti più sani, tutti più soli

Il sindacato Anief – che oggi ha avuto un incontro con il Comitato tecnico scientifico.

I rappresentati del ministero dell’Istruzione e i sindacati maggiormente rappresentativi della scuola – ha detto che servono più risorse per una ripresa sicura della scuola a settembre.

Si parla di almeno 9 miliardi necessari per modificare il rapporto alunni-personale docente-Ata alla luce del distanziamento sociale da mantenere, reclutare nuovo personale e recuperare i plessi dismessi.

Dallo stesso sindacato è arrivato anche un ‘no’ alla didattica alternata a quella in presenza o alla riduzione a 45 minuti delle lezioni.

Anche l’Associazione nazionale presidi con il presidente Antonello Giannelli, nel corso dell’audizione in videoconferenza del Cts, ha reclamato attenzione sulla definizione delle regole e delle misure di sicurezza.

Che “non possono essere lasciate alla decisione delle singole istituzioni scolastiche, prive delle necessarie competenze tecnico-scientifiche.

– ha sostenuto Giannelli – ma devono essere dettate con chiarezza dal ‘centro’, con la necessaria e preventiva validazione di organi tecnici come il Cts”.

E se a settembre, è il ragionamento, si dovrà rispettare la misura di sicurezza del distanziamento tra persone, si dovrà incidere sul fattore tempo e/o sul fattore spazio.

Se si deciderà di distribuire maggiormente la presenza degli alunni nel tempo, e questo anche in funzione della razionalizzazione dei trasporti (anche qui coinvolgendo gli enti locali competenti).

I Presidi spiegano che bisognerà “prendere in considerazione delle soluzioni che, senza arrivare necessariamente ai famigerati ‘doppi turni’, necessiteranno di un significativo incremento del personale.

Se si deciderà, invece, di distribuire gli alunni su spazi maggiori, non si può trascurare il dato oggettivo costituito dal limite delle superfici delle aule, peraltro tenendo presente che gli alunni non possono restare fermi nel loro banco per tutta la durata delle lezioni”.

Fonte AGI