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Spostamenti tra regioni dal 3 giugno: o tutti o nessuno

O il 3 giugno riaprono i confini di tutte le regioni italiane o tutto resterà così com’è (o quasi) per un’altra settimana.

Questa la proposta che Giuseppe Conte farà domani ai governatori durante il vertice in videoconferenza convocato per domani.

L’idea è quella di tentare il più possibile di non discriminare nessuno e di compiere questo ulteriore passo avanti nella fase 2 dell’emergenza coronavirus tutti insieme.

Anche per evitare che il clima tra i presidenti delle Regioni si scaldi ulteriormente.

Molto dipenderà dai dati attesi per oggi sull’andamento dell’epidemia, ed in particolare sull’Rt, cioè il fattore che indica il tasso di contagiosità del Covid.

Il monitoraggio effettuato settimanalmente dal ministero della Salute prende in considerazione 21 indicatori rielaborati da due algoritmi e tiene conto del numero dei tamponi effettuati, delle vittime, delle persone guarite e di quelle risultate positive in questi ultimi giorni.

Senza dimenticare la situazione in cui versano le strutture sanitarie, cioè se sono e sarebbero pronte a reagire di fronte ad una nuova emergenza.

Tutto ciò servirà a capire come comportarsi in vista di mercoledì 3 giugno. Se non ci saranno grosse variazioni di rilievo, si potrà contare sulla riapertura generalizzata.

E qui si attende un lavoro di mediazione non indifferente da parte del presidente del Consiglio con i governatori.

In particolare con quelli del Sud e delle isole, non sempre disponibili ad accogliere i cittadini del Nord, soprattutto se arrivati dalla Lombardia e dal Piemonte.

L’atteggiamento di chiusura del presidente della Sardegna, Christian Solinas, che pretendeva addirittura una sorta di passaporto sanitario per chi volesse sbarcare nell’isola, è solo un esempio della barriera che si vuole alzare tra Meridione e Settentrione.

Ma è anche una proposta già abortita dal Governo:

l’ipotesi di effettuare dei test sierologici per potersi spostare verso determinate regioni è stata esclusa.

In quel lavoro di mediazione, che per la verità è già in atto, spunta un’altra possibilità per tentare di accontentare i governatori più timorosi.

È quella della quarantena preventiva in versione ridotta, cioè un isolamento di quattro-cinque giorni.