Galli (Sacco): «I test pungidito danno risultati in 10 minuti e sono estremamente affidabili»
Il “pungidito” potrebbe dare risposte certe in tempi molto brevi
«Itest rapidi pungidito hanno un grande vantaggio: possono testare migliaia di persone rapidamente e avere risultati in pochi minuti».
Lo ha affermato Massimo Galli, direttore responsabile Malattie infettive del Sacco di Milano, intervenuto in un webinar organizzato nelle scorse ore da Innoliving, azienda marchigiana che commercia Rapid Test Covid-19, dispositivo cinese a marchio Orient Gene tra i «i più affidabili del mercato».
MilanoToday era presente. Questi dispositivi sono stati autorizzati dall’Emilia Romagna e sono attualmente in uso anche al Sacco.
Il funzionamento del test, che non può essere maneggiato da privati ma è solo per uso professionale (medici o laboratori), è molto semplice:
con una goccia di sangue il reagente rileva o meno gli anticorpi IgG e IgM correlati al Sars-Cov-2.
Il risultato si ha in un breve lasso di tempo che va dai 2 ai 10 minuti.
Galli, intervenuto insieme al professor Spinello Antinori (Infettivologia Sacco), ha anche chiarito alcuni punti fermi sulla pandemia rispondendo a diverse domande scaturite dalla discussione.
Qual è l’origine del coronavirus?
«A quanto sappiamo proviene da un pipistrello coloniale che vive in Asia meridionale.
Il virus trovato in questo animale ha una identità di sequenza del 96% con il virus umano di Covid-19.
E il 96% la dice abbastanza lunga sui complottismi e sulle teorie che sia stato fatto dall’uomo in laboratorio… È un virus ruspante, è passato da qualche animale intermedio e poi all’uomo».
Il primo caso ufficiale il 21 febbraio. Ma era già presente in Italia sottotraccia?
«(Il virus, ndr) è arrivato all’uomo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre 2019.
È andato avanti un po’ stancamente, poi è esploso.
Ogni persona ne infettava 3 o 4, in contesti dove c’era un’amplificazione allargata. In Italia il virus è arrivata dalla Germania, intorno al 25, 26 gennaio, e poi è circolato in Lombardia.
Siamo stati messi in grave crisi da questo punto di vista:
quanto abbiamo riscontrato il primo paziente infettato, ne avevamo già migliaia di contagiati che avrebbero fatto a breve pressione per essere ricoverati».
Tanti test rapidi e tamponi a tappeto: è la strategia indicata da molti per battere il virus.
«Abbiamo visto che il momento cruciale per il test è in una fase finestra, sia per IgM e IgG, di almeno 11 giorni dall’inizio della comparsa dei sintomi.
C’è un numero molto importante di persone asintomatiche. Il tampone ha una sensibilità che non va oltre il 70%, ha limiti nella metodica, nell’esecuzione e nel prelievo.
Ma la sua sensibilità alla ricerca del virus cresce in maniera molto rapida nella settimana prima dell’esordio dei sintomi;
poi c’è una sorta di plateau e dall’inizio della seconda settimana cala.
Abbiamo avuto pazienti positivi al tampone 6 o 7 settimane, addirittura 8, dopo la comparsa dei sintomi.
La vera domanda è: nelle fasi calanti dove il virus è solo presente negli escreti, il paziente è ancora in grado di infettare?».
I test pungidito permetterebbero di testare molte più persone in meno tempo?
«Qualsiasi test si voglia applicare, fino alla seconda settimana avanzata, non si trovano anticorpi in circolo.
Il ruolo del test anticorpali si colloca nella posizione di persone positive agli anticorpi ma ancora con una presenza virale e quindi contagiosi.
I test rapidi hanno un grande vantaggio perchè è possibile mettere in fila migliaia di persone a fare un pungidito ed aspettare 10 minuti un risultato, piuttosto che metterne altrettante con un prelievo venoso con una risposta che richiede ore e ore».
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