da una parte egli non sa contenere la gioia per le difficoltà in cui si sta dibattendo Trump, e dalla sua probabile fine, dall’altra è contentissimo della direttrice che egli ha imposto alla politica estera Usa:
lo scontro alzo zero con Pechino, infatti, ha reso Xi Jinping “più vulnerabile”.
Tali le contraddizioni della geopolitica e tali gli esiti imprevisti della scelta politica di Trump, che di fatto sta facendo il gioco dei suoi nemici più irriducibili.
Il coronavirus e la Finanza globaleNon si tratta solo del destino di due leader politici, ma anche dei destini del mondo.
Ai decenni in cui il pianeta è stato dominato dalla grande Finanza, di cui Soros è portavoce (compito che svolge, va detto a suo merito, con brutale franchezza) sono seguiti anni nei quali si è registrato un ritorno della Politica, con la Brexit, ma soprattutto la vittoria di Trump.
Un ritorno al quale ha contribuito anche la presidenza di Xi, la cui carica è diventata vitalizia in coincidenza con il cambiamento di assetto della Cina, che si è proposta come potenza geopolitica a proiezione globale, uscendo dall’angolo nel quale era stata confinata, così che non desse disturbo, dal Potere finanziario mondiale.
Così la sorte dei leader della due superpotenze globali, in quanto esponenti della Politica che ha la pretesa di primazia sulla finanza, appare strettamente legata.
E la caduta dell’uno, rafforzando la presa della Finanza globale, giocoforza indebolirà l’altro.
Soros si dilunga poi sui suoi rapporti con le élite cinesi ai quali la forte presidenza di Xi ha tolto potere, riferendo il loro malcontento.
Tali rapporti dovrebbero preoccupare il presidente cinese, dato che l’oligarca indulge a sostenere in vari modi, soldi e altro, moti rivoluzionari contro leadership indesiderate, come avvenuto per in Europa dell’Est e altrove.
Il cenno di Soros spiega forse anche l’assenza sulla scena di Xi, per alcuni giorni, all’apparire del virus a Wuhan.
Forse temeva qualche disturbo all’interno del suo Paese…
Ma al di là, resta che il coronavirus ha offerto a Soros e alle élite internazionale di cui partecipa un insperato “momento rivoluzionario”, “unico” nel suo genere, come sottolinea, che può riconsegnare loro il Potere globale in parte perduto.
Infine, Soros accenna alle vicende europee, ma appaiono secondarie dato che i destini del mondo si giocano altrove, in scontri i cui esiti, se andranno secondo le direttrici auspicate dall’oligarca, avranno conseguenze virali.