Si dice sempre che loro saranno i grandi di domani, ma molte volte sono già i grandi di oggi.
Questa di massima sarebbe l’idea.
Poi si sa, la televisione è peggio del calcio: tutti i giorni si cambia idea”, ha aggiunto il 64enne.
Quando gli è stato chiesto di parlare della sua esperienza con il Coronavirus, Piero ha però spiegato di non voler strumentalizzare quanto gli è accaduto.
“Non amo rendere pubblico quello che è privato.
Dietro quelle due settimane in ospedale ci sono la malattia, la morte di mia madre, il senso della vita che è cambiato, il ripensamento delle mie scelte professionali.
È stata un’esperienza troppo personale, troppo dolorosa per farla diventare un fenomeno da baraccone”, ha affermato.
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