Il picco “nero” del virus
Anche se il picco di contagi deve ancora arrivare, a confortare Battiston è il progressivo piegarsi verso il basso del tasso di crescita dei positivi.
Primo segno di remissione dei contagi, indotto dalle misure di contenimento della diffusione del virus.
“Il tasso di crescita è ancora positivo ma sta puntando verso il basso, questo significa che i contagi continuano ad aumentare ma lo fanno ormai spompati, con una velocità via via ridotta.
Di questo passo – conclude Battiston – il tasso di crescita diverrà negativo il 27 novembre. E quel giorno ci potrebbe essere il picco di infetti attivi con circa 827mila casi”.
Giorgio Parisi ridimensiona, però, l’ottimismo del collega, definendo i dati troppo oscillanti per fare previsioni attendibili. Anche se il presidente dei Lincei conferma il rallentamento registrato. “Intorno al 20 di ottobre i nuovi casi e i morti raddoppiavano ogni settimana. Oggi non è più così”.
L’incognita tamponi sui veri numeri dei contagi
A preoccupare resta l’incognita tamponi. “Non sappiamo se sono davvero i contagi a rallentare o se piuttosto ci stiamo perdendo una grande quantità di positivi perché il sistema è saturo.
Ormai non si sfonda il tetto dei 220mila test al giorno, ma quanti contagiati troveremmo se ne facessimo molti di più?”, si chiede Parisi.
Non è d’accordo Battiston: “Se anche ci stessimo perdendo dei positivi per una saturazione del sistema dei tamponi, questo non basterebbe a spiegare il fenomeno che osserviamo.
Se l’epidemia non avesse rallentato, oggi ci ritroveremmo con 100mila casi al giorno. Ed è rallentata grazie al distanziamento sociale e alle altre misure”.
Insomma, segno che la via per battere il virus sarebbe quella giusta.
fonte il giornale.it