“Anche se oggi si confermasse un abbassamento dell’Rt non significa che siamo fuori pericolo, ma che le misure funzionano.
A dicembre non potrà riaprire tutto, dovremo sempre convivere con un virus che starà circolando.
Ma se riportiamo sotto controllo la curva, possiamo evitare misure più restrittive. E così continueremo finché non arriverà il vaccino”: così Giuseppe Conte intervenendo a “Futura: lavoro, ambiente, innovazione” insieme al segretario della Cgil, Maurizio Landini.
Giuseppe Conte è intervenuto in diretta a “Futura: lavoro, ambiente, innovazione” insieme al segretario della Cgil, Maurizio Landini.
Per prima cosa si è parlato di lavoro e del blocco dei licenziamenti, messo in campo dal governo per proteggere i posti di lavoro durante l’emergenza coronavirus e al momento in vigore fino a marzo 2021: “Questa decisione del governo, con il pieno coinvolgimento delle parti sociali, ci garantisce altri quattro mesi e mezzo di una cintura di protezione per tutti coloro che al momento hanno un lavoro.
L’anno prossimo sarà l’anno delle politiche attive sul lavoro. I sindacati si stanno incontrando anche con i ministri competenti, in particolare quella del Lavoro Nunzia Catalfo, per la riforma dei meccanismi di ammortizzazione sociale.
Che sono ora troppo antiquati e la pandemia ce lo ha dimostrato”, ha iniziato Conte.
Sempre in tema lavoro, Conte ha aggiunto: “Lo smart working è una necessità a cui abbiamo fatto ricorso.
Ma è ovvio che non sempre è la soluzione migliore: questa è stata una misura dell’emergenza, ma non corrisponde a una riorganizzazione del lavoro. E anche qui si sono create delle ampie differenze.
Ci sono infatti dei lavoratori che non possono ricorrere allo smart working e sono meno protetti.
Le nuove diseguaglianza che l’emergenza ha creato ci impongono interventi selettivi. Partite Iva, lavoratori precari e stagionali, gestori degli esercizi commerciali sono i più penalizzati”.
Conte su scuola e sanità
Il presidente del Consiglio ha poi commentato anche la questione della scuola: “Dobbiamo essere molto franchi. I nostri dati ci dicono che le scuole non sono focolai.
Abbiamo un approccio molto pragmatico, ma chiaramente c’è anche il valore ideale della scuola in presenza.
Nelle zone rosse abbiamo cercato di mantenere il presidio delle scuole elementari e della prima media: mandarli a casa sarebbe stata una grossa perdita. Poi è chiaro, quello che avviene intorno alle scuole, prima e dopo, può costituire un focolaio.
Però l’esperienza concreta ci dimostra che i ragazzi rispettano molto le regole. Poi il fine settimana succedono altre cose, e lo sappiamo”.
Parlando della sanità, Conte ha detto: “Per quanto riguarda i nostri errori sicuramente c’è stata scarsa incisività sulla medicina territoriale, ma dobbiamo sottolineare che veniamo da anni politiche sanitarie che avevano fatto scelte completamente diverse sugli investimenti.