S.D., originaria del Bellunese, era sparita alla vista degli amici dopo un bagno nel lago.
Soccorsa da un agente di polizia in vacanza e dai carabinieri di Peschiera, era stata rianimata dal 118 ed affidata poi alle cure ospedaliere
Non è bastato il salvataggio e le cure ospedaliere ricevute in seguito.
Silvia, la giovane che all’alba di mercoledì si era tuffata nel Garda senza più riemergere, è morta nel tardo pomeriggio del 17 giugno all’ospedale di Borgo Trento, dove era stata trasferita dopo un primo ricovero alla Clinica Pederzoli.
La ragazza, era originaria di Pieve di Cadore, nel Bellunese, ma da qualche tempo si era trasferita a Peschiera del Garda per lavorare come barista.
L’INCIDENTE.
Era l’alba di mercoledì, quando l’ispettore Superiore della Polizia di Stato Mauro Trinca Rampelin, appartenente all’Ufficio Polizia di Frontiera Aerea di Verona/Villafranca, libero dal servizio ed in villeggiatura in questi giorni in un campeggio in località Pioppi con la propria famiglia.
È stato svegliato dalle grida disperate di un gruppo di giovani e si è alzato per vedere cosa stesse succedendo.
Uscito dal camper ha appreso che il gruppo di ragazzi non riusciva più a trovare un’amica che si era tuffata nelle acque del lago senza più riemergere.
L’Ispettore ha così immediatamente dato l’allarme ai soccorsi, chiamando i carabinieri di Peschiera del Garda e a loro volta il 118.
Le ricerche effettuate nel luogo indicato dai giovani alla fine hanno dato i loro frutti:
il poliziotto è riuscito ad indiviudare S.D. nel fondale del Garda e senza alcuna esitazione si è gettato in acqua, insieme ad un amico dell sfortunata 20enne.