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È successo in carcere: choc su Alessia Pifferi pifferi 

È successo in carcere: choc su alessia pifferi

 

Il processo a carico di Alessia Pifferi, la 37enne accusata di omicidio volontario pluriaggravato per la morte della figlia Diana di 18 mesi, ha registrato uno scontro in aula durante l’udienza di lunedì presso la Corte d’Assise di Milano.

 

Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha rivelato che le psicologhe del carcere San Vittore di Milano hanno svolto un ruolo significativo nell’aiutare l’imputata a fornire una versione dei fatti differente da quella inizialmente presentata.

 

Secondo il pm, questo processo di riinterpretazione non sarebbe stato un supporto alla detenuta, bensì una strategia difensiva che ha portato a una “ricostruzione alternativa” attraverso una serie di colloqui intensivi prima delle udienze del processo.

 

Il cuore delle accuse del pubblico ministero si è concentrato sulle psicologhe della struttura carceraria, affermando che il loro coinvolgimento ha influenzato in modo indebito la testimonianza di Pifferi. De Tommasi ha sostenuto che questi colloqui, svoltisi con un ritmo frenetico prima delle udienze, hanno contribuito a una versione distorta dei fatti. In particolare, il pm ha messo in discussione la validità degli accertamenti effettuati dalle psicologhe, definendoli “inverosimili, inattendibili, inutilizzabili e privi di qualunque fondamento e dignità scientifica”.

 

Nel corso dell’udienza, il pubblico ministero ha anche rivelato dettagli dei colloqui critici, tra cui quello del 12 settembre 2023. In quell’occasione, Pifferi aveva esposto la sua preoccupazione di non essere in grado di rispondere alle domande del pm e del giudice.