“Stiamo iniziando ora ad analizzare alcuni dei sintomi sconcertanti e talvolta invalidanti che i pazienti soffrono mesi dopo essersi ripresi da Covid”, ha dichiarato al New York Times il professor William W. Li, medico e presidente dell’organizzazione Angiogenesis Foundation che studia malattie dei vasi sanguigni. Fra le condizioni allo studio ci sono anche quelle relative ai problemi dentali.
Come specificato dallo scienziato, il virus si lega attraverso la proteina S o Spike al recettore ACE-2 delle cellule umane, che si trova distribuito in molte parti del corpo – in particolar modo nelle cellule polmonari e intestinali – ed è presente anche nelle cellule endoteliali della bocca.
È possibile che il virus attacchi i vasi sanguigni del tessuto gengivale e quelli che mantengono in vita i denti, e questo, secondo il dottor Li, potrebbe spiegare l’assenza di dolore sperimentata dai pazienti prima della caduta. Ma si tratta solo di supposizioni che andranno confermate da approfonditi studi scientifici ad hoc.
Un’altra possibile causa della caduta dei denti potrebbe essere la famigerata “tempesta di citochine”, una delle complicazioni più severe – potenzialmente fatali – della COVID-19.
“La malattia gengivale è molto sensibile alle reazioni iperinfiammatorie, e chi sperimenta la sindrome da COVID lungo rientra sicuramente in questa categoria”, ha dichiarato al NYT il dottor Michael Scherer, un odontotecnico californiano. Non tutti i dentisti sono concordi sul legame tra COVID-19 e problemi dentali, e serviranno indagini a lungo termine per averne la certezza.