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Coronavirus, Crisanti: “Per la fase 2 mascherine non bastano. Bambini a scuola? Non sono loro il problema”

La sanità pubblica nella fase 2 deve avere la “capacità di fare più diagnosi”, dice il virologo Crisanti.

Che dei bambini non è preoccupato: “Sotto i 10 anni non si infettano”

VENEZIA

Posto che la temperatura sembra avere un effetto sulla diffusione del coronavirus, sono tre le componenti necessarie per evitare una nuova ondata di contagi in autunno.

Ovvero l’adesione alle misure di prevenzione da parte della cittadinanza, l’uso della app per il tracciamento dei contatti e la capacità delle istituzioni di individuare, circoscrivere i nuovi focolai.

Lo spiega il virologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti, componente del comitato tecnico scientifico della Regione Veneto.

Insomma, anche in vista di una prossima riapertura, della fase di convivenza con il virus, “le mascherine da sole non bastano, da parte della sanità pubblica ci vuole più capacità di fare diagnosi”.

perché “non si può riaprire senza capacità di reazione, e quindi di fare diagnosi e intervenire per limitare la diffusione”.

E in questo quadro “l’app è necessaria per rintracciare le fonti del contagio.

Riacquistare la libertà di muoversi non è possibile se non abbiamo la capacità di rintracciare i contagi”, conclude Crisanti.

Ficendosi d’accordo con il governatore veneto Luca Zaia: “L’app dovrebbe essere obbligatoria“.

“PROBLEMA NON SONO BAMBINI A SCUOLA”

Lo studio effettuato sulla popolazione di Vo Euganeo, paese in provincia di Padova che il 21 febbraio è diventato il primo cluster di coronavirus in Veneto.

Ha evidenziato che “i bambini sotto i 10 anni, seppure conviventi con infettati in grado di infettare, non si infettano.

E se sono negativi non infettano”, afferma ancora Crisanti.

Il problema, quindi, è “come portare questi bambini a scuola”.

Perché “io mi immagino i cancelli a scuola con tutte le mamme che iniziano a parlare, e non è questo quello che si vuole creare”.

Di fatto “la congregazione di gruppi di bambini non credo che di per sé una fonte di contagio.

Il problema è quello che ci sta prima e ci sta dietro”.

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PARTE NUOVO STUDIO A VO, 6 MESI PER SCOPRIRE SEGRETI COVID

Conoscere il coronavirus, capire come è fatto, come si evolve, cosa rende alcuni soggetti più suscettibili di altri.

Questi alcuni degli obiettivi dello studio che il virologo Andrea Crisanti effettuerà nei prossimi sei mesi a Vo Euganeo.

Primo focolaio di covid in Veneto, oggi unico paese al mondo in cui tutti i cittadini sono stati sottoposti a tampone due volte a distanza di tre settimane.