“Ci sono dei dati positivi – sottolinea – ma sarebbe drammatico immaginare di avere alle spalle il problema.
Non siamo fuori dal contagio, dobbiamo avere comportamenti responsabili, cercando un equilibrio tra la ripresa della vita economica e sociale e la necessita’ di tutelare le nostre famiglie”.
FONTANA: “RIAPERTURA PERCHE’ DOVREMO CONVIVERE COL VIRUS”
“Una riapertura, seppur nel rispetto di quelle che sono le garanzie che verranno richieste dall’Istituto superiore di sanita’ e dagli esperti in materia ci dovra’ essere.
Anche perche’ non siamo sicuri che il virus scompaia e non siamo sicuri del fatto che il contagio che si interrompe comportera’ anche la scomparsa del virus”.
Anzi, “c’e’ il rischio che si debba convivere con il virus”.
Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ribadisce durante un confronto tv con il suo omologo campano Vincenzo De Luca negli studi di ‘Porta a Porta’ la sua convinzione a riaprire, seppur con le dovute cautele.
“Credo sia necessario porre in essere tutte quelle misure che ci permettano di avere una vita un po’ piu’ limitata, mantenendo degli stili diversi da quelli che avevamo avuto fino al 20 di febbraio, ma che ci consenta una ripresa”, ribadisce.
Dopodiche’, Fontana smorza lo scontro verbale avuto con De Luca nei giorni scorsi, in merito all’argomento.
“Al di la’ del fatto che con il presidente De Luca io ho avuto sempre un ottimo rapporto- assicura- io credo che comunque non ce le siamo date, ma abbiamo semplicemente espresso due pareri diversi”.
Il presidente lombardo ha menzionato anche la collaborazione di carattere sanitario tra le due regioni, “essendoci un accordo tra il Cardarelli di Napoli e il Niguarda di Milano”.
FONTANA: “SE ASPETTIAMO CONTAGIO ZERO DURA PER TUTTI”
“Se noi dovessimo aspettare il contagio zero dovremmo arrivare con la Regione Lombardia alla fine del mese di giugno
il che e’ una situazione che ritengo difficilmente sopportabile, per noi e per il resto del paese”.
E’ chiaro il presidente lombardo Attilio Fontana circa il calendario ipotizzato seguendo il contagio zero sulla mappa delle varie regioni.
Fontana coglie l’occasione del confronto con il proprio omologo campano per tornare sulla questione mobilita’.
“Io credo che la limitazione della circolazione rischi di creare una serie di problemi di poco conto”, e’ il pensiero di Fontana, perche’ “le filiere sono talmente interconnesse che se noi iniziamo a limitare la movimentazione della merce e delle persone che vengono dalla Lombardia e che magari devono andare in un’altra regione per concludere la lavorazione o viceversa, si rischia di creare una situazione insostenibile”.
FONTANA: “ASCOLTIAMO ESPERTI, MA LAVORO VA TUTELATO”
“Noi siamo per la riapertura, a condizione che gli esperti ci dicano che si puo’ riaprire a determinate regole. Su questo non ci sono dubbi, chiaro che il lavoro e’ una di quelle necessita’ che devono essere tutelate, bisogna cercare in tutti i modi di far si’ che la vita ricominci da quel punto di vista”, afferma Fontana. “Noi- dice Fontana– siamo i primi a voler rispettare queste regole perche’ siamo i primi che non vogliamo rivivere quella situazione drammatica”.
FONTANA: “NON SIAMO MATTI, NON RISCHIAMO IL CONTAGIO”
“Noi non siamo matti e non vogliamo rischiare il contagio”, ma “vogliamo riaprire nel rispetto della sicurezza dei cittadini”, quindi “se noi rispettiamo certe misure all’interno della nostra regione dobbiamo rispettarle anche al di fuori della nostra regione”.
Detto questo, “se in Campania si possono aprire certi esercizi commerciali che in Lombardia e’ meglio non aprire non ci sono problemi”, ma “il discorso fondamentale e’ quello della mobilita’ sul territorio”, spiega Fontana.
Rispetto al discorso pronunciato dal premier Giuseppe Conte, Fontana si dice sostanzialmente d’accordo:
“Il discorso che credo voglia fare il presidente e’ che noi dobbiamo fare una riapertura su tutto il territorio probabilmente con qualche gradazione diversa- afferma- ma su quello non ci sono dubbi”.
Quello che deve essere chiaro per Fontana e’ che se la Lombardia accetta di porre queste limitazioni alla liberta’ “pur di cominciare a lavorare” lo fa “perche’ non vogliamo infettare innanzitutto noi stessi e a maggior ragione non vogliamo infettare gli altri”.