«Il divieto di Wuhan rappresenta un chiaro riconoscimento di quanto sia serio il rischio per la salute pubblica, collegato alla diffusione di malattie zoonotiche attraverso il commercio di specie selvatiche.
Un rischio che deve essere preso sul serio se vogliamo evitare future pandemie e che non sarà certo minore tra cinque anni – spiega il dott. Peter Li, specialista in politica cinese della Humane Society International – .
La pericolosità di un divieto temporaneo è infatti ancora troppa.
Wuhan diventa la quarta città della Cina continentale a prendere l’iniziativa, ma ora serve una volontà su scala globale per fermare il pericoloso traffico di fauna selvatica».
Intanto nei giorni scorsi le autorità di due province cinesi, il Jiangxi e lo Hunan, hanno deciso di dare degli incentivi in denaro agli allevatori di animali esotici destinati al consumo umano.
Perché convertano le loro attività in altri tipi di allevamenti o coltivazioni:
gli allevatori del Jiangxi riceveranno 120 yuan (15,4 euro) per chilogrammo di cobra o di serpente dei ratti, mentre per i ratti del bambù, gli allevatori riceveranno 75 yuan al chilogrammo (9,6 euro).
Per uno zibetto, ritenuto portatore del coronavirus della Sars, si riceveranno, invece, 600 yuan, poco più di 77 euro.