Vaccino anti Covid allo Spallanzani: oggi iniziano i test di Reithera sull’uomo
Antonella Folgori, ad di Reithera, annuncia l’avvio della sperimentazione del vaccino per il coronavirus pensato in Italia che sarà condotta dallo Spallanzani con dosi studiate e preparate nello stabilimento di Castel Romano
Si parte: oggi, lunedì 24 agosto, è stata inoculata la prima dose al primo volontario.
Dà il via alla fase iniziale di sperimentazione del candidato vaccino anti-Covid, Antonella Folgori, ad di Reithera, messo a punto dall’azienda e dall’istituto Spallanzani, finanziamenti da Regione Lazio (5 milioni) e ministero della Ricerca (3 milioni).
Un vaccino tutto made in Italy?
«È stato pensato, realizzato e prodotto da una società italiana, Reithera, situata nel tecnopolo di Castel Romano.
Il nostro centro si contraddistingue in quando riunisce ricerca, laboratori di processi di sviluppo e officina manufatturiera.
La nostra storia comincia nel 2005 con un team giovane.
Inizialmente eravamo in Okairos, una società biotec con laboratori al CEINGE di Napoli, che ha fondato con IRBM (l’istituto di Pomezia che sta sviluppando il vaccino studiato allo Jenner institute di Oxford, ndr) la join venture, Advent dedicata alla manifattura di vaccini basati su adenovirus.
Poi ci siamo staccati reinventando un nuovo istituto».
Reithera è di proprietà di una società svizzera, la Keires, sede a Basile, che versa le tasse al governo elvetico.
Rivendica ugualmente la totale italianità del candidato vaccino anti Covid?
«È vero la Reithera Srl è al 100% di proprietà svizzera , ma opera in Italia con personale italiano.
Ed è qui che è stato ideato e prodotto il vaccino in fase di studio.
Ora abbiamo una capacità produttiva di centinaia di migliaia di dosi e ci stiamo attrezzando per farne milioni entro la fine dell’anno, in consorzio con altre due società biotec straniere per velocizzare i tempi.
Stiamo lavorando non solo per preparare le dosi ma anche per renderne facile la distribuzione in fiale da poter essere conservate in frigorifero».
La prima fase di sperimentazione scatta questa settimana su 90 volontari italiani, test coordinati dallo Spallanzani.
Le successive 2 e 3 si svolgeranno sempre in Italia?
«La seconda, con 500-1000 volontari potrebbe avvenire in Italia non appena saranno disponibili i risultati della prima fase.
Per la terza stiamo pensando a Paesi ad elevata incidenza di casi, su 10 mila persone. La scelta dipenderà dall’evoluzione che avrà l’epidemia in autunno»