Negli Stati Uniti, come in Gran Bretagna, anche le famiglie LGBTQ possono proporsi come genitori “foster”.
Una stima approssimativa di bambini adottati negli Stati Uniti da genitori foster LGBTQ è di 14mila.
Cifra che si alza a 65mila per l’adozione tout court
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Dare a un bambino amore, sostegno, stabilità ma per un tempo limitato e senza diventarne legalmente genitore.
Si chiama “fostering” ed è una sorta di sinonimo di affidamento, pratica in voga soprattutto nel mondo anglosassone, Gran Bretagna e Stati Uniti, a cui ha fatto riferimento Tiziano Ferro in una recente intervista a Repubblica.
Il cantante laziale aveva raccontato del desiderio del marito, Victor Allen, di volere un bambino:
“Qui in America (Ferro si riferisce al fatto che i due vivono a Los Angeles da un anno per realizzare questo desiderio ndr)
la situazione è relativamente più facile, o meglio ci sono diverse soluzioni, come il cosiddetto “fostering”, ovvero la possibilità di occuparti per un certo tempo di un bimbo, anche senza una vera e propria adozione”.
Nel programma Child Welfare Information Gateway, gestito dall’agenzia federale statunitense del Children’s Bureau, vengono spiegati alcuni elementi base del “fostering”.
Intanto la famiglia affidataria è una sorta di famiglia di stallo che prepara al meglio e con serenità il bambino all’affido definitivo.
Se il concetto risulta complicato sulla carta, dovreste dare un’occhiata a un film del 2018 che si intitola Instant Family.
La coppia “foster” è composta da Mark Whalberg e Rose Byrne che dopo diversi tentennamenti decide di prendere sotto la loro ala casalinga protettiva ben tre fratelli: