Entrambe però, una volta conclusi i tre anni di percorso e ottenuta l’abilitazione professionale, avevamo deciso di cambiare carriera. Io mi sono iscritta al corso socio-sanitario in un’altra scuola della città, l’Istituto professionale Pietro Verri, e lei mi aveva detto che avrebbe voluto fare lo stesso. Ma non ha fatto in tempo”.
Con il corso “Servizi per la sanità e l’assistenza sociale”, Wafa si sarebbe potuta occupare tra le altre cose di mediazione familiare, attività socio-culturali e sostegno alle fasce più deboli della popolazione: “Amava moltissimo i bambini e le sarebbe piaciuto lavorare con loro – continua Serena – Sarebbe senz’altro stata molto brava”. La sua amica la descrive come una persona profondamente empatica: “Era piuttosto timida e introversa e impiegava un po’ di tempo a entrare in confidenza con gli altri – prosegue la coetanea – Ma quando poi succedeva, con Wafa si instauravano legami profondi”.
E possedeva “una dote molto rara: non amava stare al centro dell’attenzione e preferiva gioire dei successi delle persone a cui voleva bene. Non serviva che fossero necessariamente grandi traguardi: bastava che io facessi una storia divertente o postassi una bella foto su Instagram ed ecco apparire il suo like, spesso con qualche emoji a forma di cuore”. Insomma, una ragazza generosa, “che non si tirava mai indietro quando si trattava di fare un complimento a qualcun altro”.
Del terremoto in Turchia e in Siria, Serena aveva ovviamente letto sui giornali, senza però immaginare che si fosse portato via anche Wafa: “L’ho saputo da alcune nostre ex compagne di classe che sono in contatto con i suoi fratelli – spiega – In un primo momento sono rimasta incredula, non volevo accettare che fosse vero. Da un po’ di tempo non ci vedevamo, pur sentendoci sui social. Mi ero ripromessa varie volte di proporle un incontro per passare un po’ di tempo insieme e adesso non potrò più farlo”.
Serena in questi giorni ha scambiato qualche breve messaggio con il fratello minore della sua amica: “Per ora lui e i suoi familiari non se la sentono di parlare con nessuno, sono chiusi nel dolore – conclude – Sto soffrendo anch’io per Wafa, ma non riesco neppure a immaginare cosa stiano passando loro”.