L’offerta di 1,1 milioni di euro è stata giudicata «congrua» da parte della Corte Suprema indiana che di conseguenza ha dichiarato chiuso, per parte loro il processo.
Latorre e Girone avevano subito un lungo periodo di detenzione in India (viene ritirato loro il passaporto impedendo ai due militari il ritorno in Italia) e il braccio di ferro tra Roma e Nuova Delhi aveva incrinato i rapporti tra i due Stati che avevano vissuto acuti momenti di crisi.
Crisi che nel 2013 era passata anche attraverso le dimissioni dell’allora ministro degli esteri Giulio Terzi (governo Monti).
L’anno successivo, a causa delle lungaggini processuali da parte indiana, era toccato all’Italia richiamare in patria l’ambasciatore a New Delhi in segno di protesta.
Amara la prima reazione della moglie di Massimiliano Latorre, Paola Moschetti: «Da nove anni sono costretta a parlare a nome di mio marito.
A lui è stato fatto esplicito divieto di parlare pena pesanti sanzioni.
Non può nemmeno partecipare a qualsiasi manifestazione pubblica. È vincolato al segreto.
È ora di chiedersi perché le autorità militari vogliono mantenere il segreto su ciò che sa e vuole dire. Quello che so è che per la politica italiana siamo stati carne da macello.
Presto Massimiliano si presenterà alla procura di Roma». (fonte corriere.it)