Il freddo, che predispone ad inoculi virali più consistenti, insieme alla ripresa delle attività al chiuso, fanno aumentare la circolazione e l’espressione clinica di questi virus”, spiega.
“Quello che osserviamo ora in molte regioni italiane rispetto alla epidemia di Covid-19 è che la attività locale del virus si è praticamente spenta”.
“Grazie alla sorveglianza più o meno attiva – afferma Lopalco – vengono rilevati tamponi positivi o in soggetti che probabilmente si sono infettati tempo addietro, oppure sono importati da aree dove la circolazione virale è ancora attiva”.
“E’ dunque lì che vanno probabilmente a finire i palloncini, pardon, i coronavirus – prosegue –
Nei mesi estivi la malattia è poco evidente ma la circolazione virale è comunque sostenuta a bassissima intensità da diversi portatori paucisintomatici o asintomatici.
Nei mesi invernali ritorna ad essere evidente perché aumenta sia la circolazione virale che l’espressione clinica per i motivi sopra accennati.
In quei luoghi dove la circolazione fosse realmente interrotta, ci pensano i casi di importazione a far riprendere le catene di contagio”.
Da qui l’invito a interrompere quanto più possibile la circolazione del virus prima dell’autunno.