A metà della prossima settimana, mercoledì secondo Crisanti, si decideranno le sorti del Paese.”
Se mercoledì vedremo dati differenti, sarà finita – spiega l’ex consulente di Luca Zaia – Si andrà per forza al lockdown, magari in una forma meno severa di marzo.
Ma qualcosa sarà inevitabile fare”.
Le regioni a “rischio elevato” attualmente sono 11 – il dato è da considerarsi a titolo precauzionale – e per 4 sarebbe già scattato l’allarme rosso (Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte) più la provincia autonoma di Bolzano dove l’indice Rt è schizzato sopra il 2 già la scorsa settimana.
In misura delle evidenze rilevate, e sulle proiezioni pronosticate dagli esperti, è possibile che si opterà per delle soluzioni localizzate, ovvero, dei lockdown circoscritti ad aree ben definite del territorio.
“Potremmo decidere chiusure meno severe nelle Regioni con una minore diffusione del virus, più rigorose nelle altre”.
Ma se l’idea iniziale era quella di sottoporre a strettissimo regime solo alcune città, adesso potrebbero essere coinvolte intere province: “Macroaree, – prosegue Crisanti – non c’è più tempo per interventi limitati a piccoli territori”.
Ad ogni modo, l’ultima parola spetterà al premier Conte mentre il destino delle regioni è affidato a sindaci e governatori. “Bisognava intervenire prima, adesso è tardi”, conclude il virologo.