il primo è il più semplice: si possono anticipare gli orari delle cene in modo da rispettare il coprifuoco; il secondo è più complicato: essendo consentito dal decreto legge 2 dicembre a qualsiasi ora il ritorno a casa (e quindi anche durante il coprifuoco) si può farlo dopo aver cenato e brindato oltre mezzanotte;il terzo modo è quello che era stato ipotizzato nei giorni scorsi: basta rimanere a dormire la sera del 24 e quella del primo gennaio e tornare a casa quando sarà scaduta l’ora del coprifuoco.
Fabio Ciciliano, 48 anni, dirigente medico della polizia e membro del Comitato Tecnico Scientifico, di cui è segretario, in una serie di dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa al Corriere della Sera ha spiegato che l’espediente del pernottamento è valido: “Sì, ogni giorno si può effettuare soltanto una visita e si può rimanere anche a dormire. L’uscita per il ritorno a casa è consentita dalle 5 alle 22 tutti i giorni e il 1° gennaio 2021 dalle 7 alle 22”. E c’è di più: perché anche la precisazione sulle seconde case che è sempre possibile raggiungere fornita il 19 dicembre scorso da Palazzo Chigi fornisce un’ulteriore scappatoia per organizzare cenoni e veglioni: “È stato necessario trovare un compromesso tra necessità di limitare la circolazione delle persone per evitare la diffusione del virus e l’esigenza di garantire comunque una minima socialità per le famiglie, soprattutto per consentire ai nonni di non rimanere soli durante il periodo natalizio”.
Le forze dell’ordine e i controlli vietati in casa se non per giustificati motivi
Anche chi va a trovare un parente o un amico nella seconda casa può fermarsi a dormire. Unica condizione: “La seconda casa dev’essere nella regione di residenza sia del proprietario che degli amici o parenti che vengono ospitati, poiché dal 21 dicembre al 6 gennaio sono preclusi spostamenti tra regioni e province autonome”. È importante ricordare d iportare con sé il modulo dell’autocerticazione sia nei giorni “rossi” (a dicembre il 24/25/26/27/31 e a gennaio 1/2/3/5/6) che in quelli “arancioni” (28/29/30 dicembre e 4 gennaio). Di fatto le due categorie sono pressocché indistinguibili.
Va inoltre ricordato che il domicilio è inviolabile e quindi i controlli in casa sono impediti alle forze dell’ordine, a meno che queste ultime non abbiano il fondato sospetto che nell’abitazione stia avvenendo qualcosa di illegale. “Un sistema liberal-democratico non manda la Polizia in casa, a meno che non ci sia una flagranza di reato – ha spiegato Conte in diretta rispondendo alle domande dei giornalisti sul decreto – noi non entriamo nelle case degli italiani, è un decreto concepito come forte limite alla circolazione. Si esce con l’autocertificazione”. Ecco quindi che con la regola delle due persone e il fatto che si debba specificare l’indirizzo di destinazione ma non la persona a cui si sta facendo visita c’è il pericolo che più coppie di persone (o intere famiglie) si vedano nella stessa casa senza che tecnicamente nessuno possa impedirlo.
Un altro problema riguarda la possibilità di visitare una ed una sola casa durante l’uscita prevista dalla deroga. Anche in questo caso la norma è facilmente aggirabile. Se si vogliono per esempio visitare due parenti che abitano in due case diverse, basta uscire per recarsi dal primo muniti di autocertificazione compilata in ogni punto tranne che per l’indirizzo di destinazione. Se non si viene fermati – e quindi non si è costretti a consegnarla, considerando che i controlli possono essere effettuati anche successivamente – poi si può tranquillamente recarsi nella seconda casa a cui si vuole far visita: nessuno può essere in grado di provare che prima ci si è fermati da un’altra parte e quindi se si viene fermati si può scrivere soltanto il secondo indirizzo di destinazione.
È evidente quindi che più che i controlli “l’appello sia rivolto alla responsabilità dei cittadini”, ha detto qualche giorno fa al Messaggero il virologo dell’Università degli studi di Milano Fabrizio Pregliasco, “d’altronde non c’è un manuale che potesse permettere una precisa definizione delle singole misure”. E ancora, aggiunge Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, “sappiamo come sono difficili da gestire le concessioni, ma bisognava trovare un equilibrio che per quanto precario fosse anche giusto. Serve responsabilità”.