Avrebbero accettato tutte le limitazioni imposte dall’emergenza coronavirus pur di sposarsi sabato scorso a Bosconero, nel basso Canavese, in provincia di Torino.
“Il matrimonio era tutto quello che mancava alla nostra vita insieme, eravamo innamorati, avevamo i bambini e tutto quello che ci serviva per essere felici”, racconta Sharon Giachino, 27 anni.
Ma le nozze non ci sono state, e il giorno più bello si è trasformato in quello più tragico.
Luca Cristina, 37 anni, futuro marito, è morto giovedì, a tre giorni dal matrimonio.
Lo hanno seppellito senza nessuna cerimonia perché il suo
– anche se tre diversi tamponi hanno escluso la possibilità che potesse trattarsi di una vittima del coronavirus – è stato trattato come un caso Covid-19.
“Non ci hanno permesso di vederlo, né di scegliere i vestiti da fargli indossare per seppellirlo.
Eppure Luca non aveva il coronavirus – assicura la moglie –
stiamo ancora aspettando la biopsia che ci dirà che cosa gli ha danneggiato i polmoni al punto di ucciderlo”.
Sono stati i polmoni malridotti, però, a convincere i medici dell’ospedale di Ciriè, in provincia di Torino, a trattare il caso come un sospetto coronavirus anche di fronte ai tamponi negativi.
Ma i suoi famigliari non sono mai stati messi in quarantena.
Sharon e Luca si erano conosciuti a Verres in val d’Aosta, anni fa, ma vivevano insieme a Bosconero, nel basso Canavese con quattro bambini.
Sul tavolo di casa ora sono rimaste le fedi nuziali.
“Ci saremmo sposati in municipio e avremmo rinviato la festa ad agosto – racconta la donna – Lui aveva voluto così”.
Luca aveva avuto dei problemi di salute, era stato ricoverato fino a Pasqua.