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Bayesian, comandante in lacrime: ma ecco cosa non torna

Il secondo punto concerne i dispositivi di sicurezza a bordo, che sembra non abbiano funzionato correttamente. Infine, c’è da chiarire il ruolo dell’unica vittima dell’equipaggio, così come le circostanze che hanno portato alla morte delle cinque persone trovate nella cabina.

Il Comandante del Bayesian Sceglie il Silenzio durante l’Interrogatorio

James Cutfield ha preferito non rispondere alle domande degli inquirenti durante l’interrogatorio. L’avvocato Rizzuti, che lo rappresenta, ha spiegato che il comandante ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere per due motivi principali: “Primo, perché è molto provato emotivamente e psicologicamente dalla tragedia”, e “secondo, perché siamo stati nominati solo di recente e per strutturare una linea difensiva completa e accurata abbiamo bisogno di acquisire ulteriori dati, che al momento non abbiamo a disposizione”.

Nel corso del primo interrogatorio, Cutfield aveva dichiarato di non essere fuggito durante il naufragio e di aver fatto tutto il possibile per salvare chi poteva essere salvato. In confidenza con amici, avrebbe rivelato che a un certo punto, durante la notte della tragedia, l’acqua aveva invaso tutto, rendendo impossibile entrare nel veliero che stava affondando. Tuttavia, resta da capire se, prima di quel fatidico momento, fosse possibile agire diversamente per evitare la tragedia. Questo è uno degli aspetti che le autorità stanno cercando di chiarire.

Le Condizioni Meteo e il Naufragio

Durante l’interrogatorio con il procuratore capo Ambrogio Cartosio e il pubblico ministero Raffaele Cammarano, Cutfield è scoppiato in lacrime. L’emozione del comandante è stata evidente, segno di quanto sia stato colpito da quanto accaduto. Stephen Edwards, il suo predecessore al comando del Bayesian, ha ammesso che governare lo yacht rappresentava una “sfida strutturale”. Con una inclinazione di 45 gradi e i bocchettoni della sala macchine aperti, la barca avrebbe potuto incontrare seri problemi.

Cutfield, dopo la tragedia, ha dichiarato che le previsioni meteo per quella notte non indicavano la possibilità di una burrasca. Secondo lui, era stata emessa solo un’allerta gialla dalla Protezione Civile per possibili temporali, e non si attendeva un’evoluzione così drastica delle condizioni meteorologiche. Tuttavia, altri capitani hanno riferito che i rischi legati a quel periodo erano noti. Dudi Coletti, comandante di un’imbarcazione di cento piedi sfuggita alla tempesta, ha spiegato che da giorni si parlava tra comandanti della possibilità di fenomeni violenti e improvvisi: “Il fronte era passato da Formentera, causando disastri, poi si era spostato in Sardegna… Ma a Porticello è successo qualcosa di imprevedibile”.

I Punti Oscuri del Comportamento del Comandante

Una delle questioni più urgenti da chiarire riguarda il mancato allarme tempestivo ai passeggeri da parte dell’equipaggio. È emerso il dubbio che sia stato mandato il cuoco, poi tragicamente deceduto, ad avvertire i passeggeri del pericolo. Questa scelta ha sollevato numerosi interrogativi: “Perché non hanno avvertito subito i passeggeri? Perché non li hanno fatti uscire immediatamente?”, si chiedono molti nell’ambiente nautico. Secondo il protocollo, sarebbe dovuto intervenire un ufficiale di guardia, solitamente uno tra il comandante, il primo o il secondo ufficiale.

Un’altra questione ancora da risolvere riguarda le cinque vittime trovate tutte nella stessa cabina. L’imbarcazione era dotata di una botola, un’uscita di emergenza chiamata in gergo “sfuggita”. Chi si trovava in quella cabina ha forse cercato una bolla d’aria mentre l’acqua entrava? E poi, è vero che il portellone dell’area tender era aperto al momento del naufragio? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che attendono ancora una risposta.