Certo, Sgarbi ricorre ad un iperbole particolarmente accentuata, ma esprime comunque un dato di fatto su cui molti commentatori si stanno interrogando:
il pagamento della cifra non costa solo del «quanto», ma soprattutto dell’«a chi».
Perché – sembra lasciare intendere Sgarbi – a giudicare dalla narrazione quasi gioiosa della Romano, sembra quasi essercisi dimenticati che quei fondi sarebbero andati a finanziare le attività di uno dei gruppi più sanguinari del terrorismo africano.
L’attacco vero che soggiace nelle dichiarazioni del critico è quello contro il masochismo culturale della Romano
– che alcuni hanno frettolosamente nascosto e giustificato sotto la definizione di «sindrome di Stoccolma»
– e che porta inevitabilmente ad una continuità tra le azioni dei gruppi terroristici e quelle di chi consapevolmente o inconsapevolmente ha fatto avere loro milioni di euro.