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Scuola, se torna lockdown lo stato può licenziare i nuovi assunti

E neppure dei supplenti “ordinari”, che servono alle scuole per coprire posti fondamentali per l’avviamento dell’anno ma scoperti (il cosiddetto “organico di fatto”).

Parliamo appunto di quei docenti che serviranno a far fronte alla situazione straordinaria legata al coronavirus e creare più classi.

Il testo prevede che le scuole possono “attivare ulteriori posti di incarichi temporanei di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) a tempo determinato”.

Per loro, però, “in caso di sospensione dell’attività in presenza, i relativi contratti di lavoro si intendono risolti per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo”.

Vuol dire che se dovesse tornare il lockdown, non ci sarà né stipendio né disoccupazione, resteranno semplicemente senza lavoro.

A breve la ministra Azzolina firmerà l’ordinanza e comunicherà ai sindacati la distribuzione delle risorse.

I fondi saranno “spacchettati” ai vari uffici regionali (Usr) e saranno questi poi a individuare i contingenti sulla base delle richieste delle scuole.

Priorità ai maestri di infanzia e primaria, dove ci sarà necessità di dividere le classi per la maggior difficoltà di tenere a distanza bambini piccoli.

Con una dotazione di circa un miliardo, i rinforzi dovrebbero essere intorno alle 50mila unità.

Qui la nota dolente: visto il costo notevole del provvedimento, il governo ha deciso di tutelarsi inserendo la clausola di risoluzione del contratto.

I sindacati sono contrari e già al momento dell’approvazione del Decreto Rilancio avevano parlato di grave violazione dei diritti dei lavoratori:

“Pensare di risolvere i problemi della scuola assumendo dei docenti in modo fortemente temporaneo è un errore strategico”, sostiene Marcello Pacifico dell’Anief.

Dal Ministero invece fanno notare che la norma è stata voluta così dal parlamento, e che non si poteva fare altrimenti:

questi docenti servono ad aumentare il numero delle classi e garantire lezioni in presenza, se gli istituti dovessero richiudere a causa dell’epidemia, la loro stessa funzione verrebbe meno.

Da qui la possibilità di ‘licenziarli’.

Anche se pure a viale Trastevere il provvedimento aveva suscitato qualche polemica, col sottosegretario De Cristofaro che aveva parlato di “evidente ingiustizia e disparità per il personale”, chiedendo una modifica.

Al momento la priorità resta assegnare il prima possibile i maestri alle scuole che ne hanno bisogno per pianificare l’avvio dell’anno.

Il “licenziamento”, del resto, scatterebbe solo in caso di un nuovo lockdown, ipotesi che nessuno si augura, non solo i supplenti.

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