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Nuovo Dpcm del 15 Gennaio: cosa si potrà fare e cosa no

Il governo ha precisato che qualsiasi decisione sarà presa sulla base dei dati epidemiologici che arriveranno dopo l’Epifania. Il 7 gennaio scadono infatti le misure restrittive natalizie ed entreranno in vigore di nuovo le fasce di colore in base all’andamento del contagio nelle regioni (zona rossa, zona arancione e zona gialla). Ogni provvedimento verrà preso prima di metà gennaio, dopo aver analizzato l’andamento dei contagi. Se alcune chiusure, come sembrerebbe, dovessero protrarsi, alla platea già esistente si aggiungeranno altre attività che chiederebbero di rientrare nei ristori del governo. Il 31 gennaio, inoltre, è scaduto lo stato di emergenza, prorogato dal Consiglio dei ministri il 7 ottobre. E non è esclusa un’ulteriore proroga.

“Dopo la Befana dovremo ripristinare il modello delle fasce di rischio e confermare le misure base delle zone gialle”: il ministro della Salute Roberto Speranza in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi al Corriere della Sera ha confermato che a partire dal 7 gennaio tornerà in vigore il sistema delle aree. Possiamo quindi attendere entro la scadenza del decreto legge 172/2020 una serie di ordinanze da parte del ministero per ritornare alle limitazioni in vigore prima delle feste. Anche se invece Walter Ricciardi, consigliere del ministro, ha auspicato la zona rossa per tutta Italia fino al 15 gennaio e la chiusura delle scuole.

Mercoledì 30 dicembre è stata diffusa la bozza del report dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero in cui non ci sono buone notizie per le regioni.

Ovvero, secondo i dati in base ai quali si decide il regime delle zone gialle, arancioni e rosse: l’epidemia in Italia si mantiene “grave ancora a causa di un impatto elevato sui servizi assistenziali”;nel periodo 8 – 21 dicembre 2020, l’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,93 (range 0,89 – 1.02) in lieve aumento nelle ultime tre settimane; tre regioni/PPAA (Veneto, Liguria, Calabria) hanno un Rt puntuale maggiore di 1, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2;altre 3 (Basilicata, Lombardia e Puglia) lo superano nel valore medio;altre tre lo sfiorano (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche).

Per le valutazioni sui colori delle regioni in base alle fasce di rischio, gli esperti e il governo esamineranno i dati della curva epidemiologica nei primi dieci giorni del nuovo anno. Ma i primi segnali, come emerge dall’ultimo bollettino, non sono positivi. In un’Italia in zona rossa per le feste a causa delle restrizioni per il coronavirus, resta “prioritario il ritorno in classe. È il nostro obiettivo – afferma il ministro della Salute Roberto Speranza -. Certo, finché i vaccini non produrranno un impatto epidemiologico sulla popolazione, l’unica cosa che funziona sono le misure restrittive. L’indice Rt dà segni di ripresa, dopo la Befana dovremo ripristinare il modello delle fasce di rischio e confermare le misure base delle zone gialle. Sì, ristoranti e bar chiusi alle 18, chiusi piscine, palestre, cinema, teatri, stadi. Siamo ancora dentro la seconda ondata, Londra torna verso misure molto dure e anche noi abbiamo ancora troppi casi e troppi morti”. Così, al Corriere della Sera, il ministro della Salute.

E intanto arriva da un documento delle regioni la richiesta, ora al vaglio dell’Iss, di apportare alcuni cambiamenti che potrebbero influire sui 21 indicatori per stabilire l’assegnazione delle zone (gialla, arancione, rossa) nell’ambito del monitoraggio della cabina di regia. Tra questi, secondo quanto si è appreso, un diverso metodo di calcolo dei tamponi antigenici e molecolari effettuati, che potrebbe poi influire sul tasso di positività. Ad essere rivalutata potrebbe essere anche la definizione dei ‘casi’ e strategie di esecuzione dei test.