Musica in lutto, ci lascia per sempre una vera leggenda
La musica perde una leggenda: addio a Roy Haynes, il batterista che ha ridefinito il jazz
Il mondo della musica piange la perdita di una delle sue figure più iconiche. Roy Haynes, batterista jazz di fama internazionale, ci ha lasciato il 12 novembre 2024, all’età di 99 anni. Conosciuto per la sua tecnica impeccabile e il suo stile unico, Haynes è stato un innovatore che ha trasformato il ruolo della batteria nel jazz. Il suo contributo ha influenzato generazioni di musicisti e ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama musicale, rivoluzionando non solo il jazz ma anche il modo di concepire il ritmo e l’energia sul palco.
Haynes è morto nella contea di Nassau, nello stato di New York. La notizia è stata diffusa dalla figlia Leslie Haynes, che ha rilasciato un comunicato ufficiale per annunciare la scomparsa del padre, considerato uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi. La sua carriera, iniziata negli anni ’40, è stata lunga e ricca di successi, segnando decenni di storia musicale con collaborazioni con artisti del calibro di John Coltrane, Sarah Vaughan, Charlie Parker e Chick Corea, solo per citarne alcuni. Il suo percorso musicale ha attraversato le varie fasi del jazz, contribuendo a ogni sua evoluzione, dal bebop all’avanguardia.
La carriera straordinaria di Roy Haynes: il “Padrino del Ritmo”
Tra i batteristi che hanno scritto la storia del jazz, Roy Haynes è stato senza dubbio uno dei più influenti. La sua carriera è stata caratterizzata da una continua ricerca e sperimentazione, che gli ha permesso di ridefinire i canoni ritmici del jazz moderno. In un’epoca in cui il jazz si evolveva rapidamente, attraversando il blues, il bebop, e il free jazz, Haynes ha saputo adattarsi e innovare. Era noto come il “Padrino del Ritmo” e sapeva trasmettere una profonda passione per la musica. “I piatti e i tamburi sono la mia naturale estensione. Li sento, li vivo e cerco di trasmetterli prima ai musicisti con cui ho l’onore di suonare, poi a chi li vuole ascoltare e farli suoi,” diceva. La batteria, per lui, non era solo un insieme di ritmi, ma una vera espressione sonora e di energia.
Haynes ha iniziato a suonare professionalmente negli anni ’40 e ha vissuto il jazz in tutte le sue sfaccettature, attraversando il secolo scorso e continuando a suonare fino all’età avanzata. Nella sua lunga carriera, ha esplorato ogni stile musicale all’interno del jazz, contribuendo in maniera significativa alla sua continua trasformazione. “Il jazz è arte popolare che per fortuna si evolve continuamente per raccontare la storia di un popolo ma non solo, racconta la storia del mondo,” dichiarò una volta, evidenziando il suo desiderio di far parte di questa grande storia.
Gli esordi di Roy Haynes e l’ascesa al successo
Roy Haynes nacque a Boston il 13 marzo 1925 e si trasferì a New York negli anni ’40, dove ebbe subito modo di collaborare con i migliori musicisti del tempo. Fu scoperto da Lester Young, il celebre sassofonista, e ben presto si trovò a suonare con artisti di grande talento come Sarah Vaughan. La collaborazione con Vaughan fu seguita da quella con altri innovatori del jazz, come i pianisti Bud Powell e Thelonious Monk. Uno dei suoi incontri più significativi fu quello con Charlie Parker, il leggendario sassofonista, con il quale condivise alcuni dei momenti più memorabili della sua carriera. Con Parker, Haynes sperimentò nuove sonorità e si immerse completamente nel linguaggio del bebop, un genere che richiedeva velocità, creatività e una grande sensibilità ritmica.
Negli anni ’60 e ’70, Haynes continuò a collaborare con figure di spicco come Eric Dolphy e Andrew Hill, contribuendo a progetti di grande rilevanza musicale. Dal 1963 iniziò una lunga collaborazione con John Coltrane, uno dei più grandi sassofonisti della storia, con il quale riuscì a portare il bop a nuovi livelli espressivi. Questa fase della sua carriera fu fondamentale per consolidare la sua reputazione di musicista innovativo e versatile.
Uno stile unico e una carriera costellata di riconoscimenti
Haynes era famoso per la sua capacità di suonare con musicisti molto diversi tra loro, riuscendo sempre a trovare la giusta sintonia e a esprimere un’energia unica. Quando gli venne chiesto come fosse possibile suonare con artisti così eterogenei, rispose: “La parola cardine è energia e feeling; se c’è questo non sei più un musicista ma un’entità e le cose escono da sole.” Questa filosofia musicale gli permise di inserirsi in contesti molto diversi e di mantenere sempre uno stile personale, riconoscibile e innovativo..
Nel 1968, Haynes collaborò con Archie Shepp e Chick Corea per la registrazione di Now He Sings, Now He Sobs, un album che divenne subito popolare anche tra gli appassionati di rock. Durante gli anni ’60, formò il suo gruppo, l’Hip Ensemble, che divenne una piattaforma ideale per esprimere la sua visione artistica e per sperimentare nuove idee. Nel corso della sua carriera, Haynes ricevette numerosi premi e riconoscimenti, tra cui l’inserimento nella DownBeat Jazz Hall of Fame nel 2004 e un Grammy alla carriera nel 2011, all’età di 86 anni.
L’eredità di un grande innovatore del jazz
Oggi, la scomparsa di Roy Haynes rappresenta una perdita enorme per il mondo della musica. La sua eredità, tuttavia, continuerà a vivere nelle generazioni di musicisti che ha ispirato e nella musica che ha contribuito a creare. La sua visione del jazz come arte in continua evoluzione ha permesso a questo genere di adattarsi ai tempi e di mantenere la propria rilevanza, superando i confini geografici e culturali.
Il contributo di Haynes non si limita solo alla sua tecnica batteristica, ma include anche un’influenza profonda su come concepire il ruolo della batteria. Grazie alla sua capacità di adattarsi e di reinventarsi, è riuscito a influenzare musicisti non solo nel jazz, ma anche in altri generi musicali. La sua visione del ritmo come energia pura e come estensione del suo essere rimarrà un punto di riferimento per chiunque voglia approcciarsi alla musica con la stessa passione e dedizione