Mondo del calcio in lutto
Il calcio mondiale è immerso nel dolore e nella tristezza per la scomparsa di una leggenda.
L’icona del calcio italiano era stato ricoverato d’urgenza presso l’ospedale Brotzu di Cagliari a seguito di un improvviso malore cardiaco nella sua abitazione.
Il soprannome “Rombo di Tuono”, coniato dal celebre giornalista Gianni Brera, si è ancorato alla memoria collettiva nel 1970, quando il Cagliari, guidato da Riva, sconfisse l’Inter per 1-3 a San Siro.
Quella vittoria storica contribuì in modo significativo alla conquista dello scudetto per la squadra sarda, e Brera celebrò il capitano con parole iconiche sulle pagine del Guerin Sportivo.
La notizia della morte di Riva è giunta inaspettatamente, lasciando il mondo del calcio in sospeso. Nonostante le rassicurazioni precedenti sulle sue condizioni stabili, il deterioramento progressivo della sua salute ha reso vani gli sforzi dei medici.
Gigi Riva è stato una leggenda sia a livello nazionale che internazionale. Con la maglia della Nazionale italiana, è rimasto il miglior marcatore di sempre, segnando 35 gol in 42 presenze. Nel 1968, sollevò il trofeo degli Europei dopo la vittoria per 2-0 sulla Jugoslavia nella finale giocata a Roma.
L’epopea di Riva con la Nazionale si estende anche al mondiale del 1970 in Messico, dove l’Italia affrontò la Germania in una semifinale epica terminata 4-3 a favore degli Azzurri. Questa partita emozionante aprì le porte per la finale contro il Brasile di Pelé, anche se la vittoria sfuggì alla squadra italiana.
Riva fu una bandiera del calcio di un’epoca passata, dove l’amore per la maglia e la dedizione superavano la ricerca del successo personale e dei guadagni. Dopo un breve periodo al Legnano in Serie C, nel 1963 iniziò la sua lunga storia d’amore con il Cagliari, dove rimase fino al 1977. Durante questi anni, collezionò 315 presenze e segnò 164 gol, diventando il capocannoniere della Serie A in tre occasioni (1967, 1969 e 1970).
La carriera di Riva non fu immune dalle tentazioni di grandi club del nord, ma il suo cuore rimase fedele alla sua terra, la Sardegna. In un momento in cui la Juventus gli propose un contratto che avrebbe triplicato il suo stipendio, Riva rifiutò senza esitazioni. Il legame con la sua terra natale era più forte di qualsiasi offerta finanziaria.
“Avrei guadagnato il triplo. Ma la Sardegna mi aveva fatto uomo. Era la mia terra, ero arrivato dall’età di 18 anni. All’epoca ci mandavano i militari puniti. In continente ci chiamavano pastori o banditi. Oggi fanno a gara per farsi le vacanze qui. Quando avevo 23 anni la grande Juve voleva ricoprirmi di soldi. Io volevo lo scudetto per la mia terra: ce l’abbiamo fatta. Noi banditi e pastori.”
La scelta di Riva di rimanere fedele alle sue radici e di portare gloria alla sua terra natale è diventata un capitolo indelebile nella storia del calcio italiano. La sua dedizione e il suo spirito vincente rimarranno un faro ispiratore per le generazioni future di calciatori. La sua scomparsa lascia un vuoto nel cuore di tutti gli appassionati di calcio, ma il suo ricordo continuerà a brillare attraverso le gesta eroiche che ha compiuto in campo e il suo amore eterno per la Sardegna.