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Messina Denaro, dopo la sua morte la famiglia rispetta le sue volontà:

Il percorso che condurrà la bara con il feretro di Matteo Messina Denaro dalla città dell’Aquila a Castelvetrano sarà lungo circa 1.053 chilometri. I tre autisti incaricati di questo viaggio delicato si assicureranno che la salma arrivi a destinazione, ma potrebbero sorgere ritardi legati alle procedure burocratiche necessarie per garantire il massimo della sicurezza. La tumulazione è prevista per l’alba di domani o, al massimo, nella mattinata.

Durante questo viaggio, il carro funebre sarà costantemente scortato dal Gruppo Operativo Mobile (GOM), un reparto altamente specializzato delle forze dell’ordine italiane. Questa scorta è essenziale per garantire che nulla possa mettere in pericolo la cerimonia di sepoltura e che l’ordine pubblico venga rigorosamente mantenuto.

La destinazione finale di questo viaggio è la cappella di famiglia situata nel cimitero di Castelvetrano, un luogo intriso di storia e segreti. È lì che la salma di Matteo Messina Denaro riposerà per l’eternità, insieme a suo padre, il defunto capomafia don Ciccio Messina Denaro. Tuttavia, questa cappella è stata il palcoscenico di eventi sorprendenti nel passato, legati a tentativi delle forze dell’ordine di ottenere informazioni preziose sulla famiglia mafiosa.

In particolare, anni fa, gli inquirenti avevano piazzato delle microspie all’interno della cappella di famiglia, dietro una delle lapidi. Questa mossa audace era un tentativo di aggirare le mille precauzioni dei familiari del latitante. Essi evitavano accuratamente di discutere argomenti delicati all’interno delle loro abitazioni, temendo di essere intercettati. Gli inquirenti, quindi, avevano puntato sul cimitero come luogo in cui la famiglia avrebbe potuto sentirsi al sicuro e quindi parlare liberamente, fornendo indizi cruciali sulla posizione di Matteo Messina Denaro.

Tuttavia, la storia ha preso una svolta inaspettata. Durante un violento temporale, la lapide dietro cui erano nascoste le microspie fu apparentemente spostata dalla sua posizione originale, attirando l’attenzione dei familiari del capo. Essi notarono una serie di fili che pendevano da dietro la lapide, sospettando immediatamente un’attività inusuale. Decisero di indagare ulteriormente e, una volta scoperto il dispositivo di intercettazione, non esitarono a denunciare la scoperta alle autorità competenti.

Questo episodio ha avuto un impatto significativo sull’indagine in corso, poiché i familiari di Messina Denaro, già diffidenti, sono diventati ancor più cauti nelle loro comunicazioni. Gli investigatori persero così una preziosa opportunità di ottenere informazioni cruciali sulla latitanza del capomafia.

La vicenda delle microspie nel cimitero di Castelvetrano è diventata un capitolo emblematico nella lunga e complessa lotta contro la criminalità organizzata in Italia. Rappresenta un esempio delle tattiche sofisticate utilizzate dalle forze dell’ordine per contrastare il potere della mafia, ma anche delle sfide e delle insidie ​​che devono affrontare nel tentativo di smantellare queste organizzazioni criminali.