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Lutto nel mondo del calcio, è morto a 37 anni Tsygalko

Maxim Tsigalko è morto all’età di 37 anni. La notizia è arrivata nel giorno di Natale ed è stata confermata dalla Dinamo Minsk, squadra in cui aveva giocato dal 2001 al 2004. L’ex calciatore bielorusso s’era ritirato a 26 anni per un problema all’anca. Ai più sconosciuto, era divenuto famoso grazie a Championship Manager.

Maksim Tsygalko è morto all’età di 37 anni. La triste notizia è arrivata nel giorno di Natale ed è stata confermata dalla Dinamo Minsk, squadra nella quale aveva giocato per tre stagioni (dal 2001 al 2004). L’ex calciatore bielorusso, ai più sconosciuto, era divenuto famoso grazie a Championship Manager (edizione 2001-2002 – oggi noto come Football Manager) che aveva alimentato la fama di atleta virtuale tra i più selezionati e scelti dagli appassionati della piattaforma. Si era ritirato dal calcio a 26 anni per un grave problema all’anca senza lasciare particolare traccia di sé a livello sportivo dopo aver indossato le maglie di Naftan, Kaysar, Banants e Savit. In campo era schierato nel ruolo di attaccante e in Nazionale aveva registrato solo 2 presenze, per un totale di 68 minuti e 1 gol.

La storia di Tsygalko dal campo alla realtà virtuale

La storia di Maksim Cyhalka (è il nome pronunciato correttamente nella sua lingua) ha poco da raccontare almeno fino a quando il nome che lo rende uno dei più ambiti – Maksim Tsygalko – conquista la predilezione degli appassionati che si dilettano con il videogioco. A 18 anni era considerato un talento del calcio dell’Est, una punta forte fisicamente e promettente dal punto di vista tecnico.

Il bomber che tutti i ‘manager’ volevano in squadra

La sua carriera, però, ha preso una piega differente. Non sul rettangolo verde ma in quello più ristretto del monitor che, nella schermata di valutazione, proponeva come affare di mercato il suo cartellino. Un colpo grosso considerato il rapporto qualità/prezzo/rendimento. Accadeva all’inizio degli Anni Duemila quando, per i neofiti di Championship Manager, averlo in rosa era garanzia di successo. Il calciatore che tutti i manager (virtuali) volevano avere: costava poco e segnava caterve di gol, fino a 100 in una stagione.