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La tragedia dei neonati in ospedale: il batterio killer nei biberon

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Come il batterio sia comparso sarà difficile da chiarire.

«Il primo evento – si legge nelle 52 pagine della relazione – si è manifestato nel novembre 2018.

Nel corso del 2019 non vi sono state effettuate segnalazioni che abbiano permesso l’identificazione del problema».

Mamma Francesca, fino all’altro ieri, lottava da sola, contro un ospedale che, sostiene il fratello e avvocato Matteo Frezza, «negava ogni cosa. Gli attori di questa triste vicenda – aggiunge – sono ancora al loro posto».

La relazione parla chiaro: «Le analisi molecolari, effettuate su campioni prelevati da alcuni pazienti positivi per Citrobacter koseri, hanno rilevato la presenza di un cluster epidemico.

Esiste l’evidenza di una mancanza di comunicazione alla Regione Veneto».

Sono le parole a pesare in questa relazione: «nessun episodio è stato considerato meritevole di essere segnalato come evento sentinella».

Pericolo sottovalutato? Dopo che la sua tragedia è diventata pubblica, Francesca è stata contattata da altre mamme.

«Si sono riconosciute nella sua storia – spiega il legale – Pensavamo di essere delle mamme sfortunate».

L’intero reparto di Ostetricia – Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica – ieri è stato riaperto.

Dopo che il 12 giugno il direttore generale dell’Aou veronese, Francesco Cobello, ne aveva disposto la chiusura, procedendo alla totale sanificazione degli spazi.

«L’unica scelta forte e doverosa che andava fatta – dice Francesca – era di chiudere tutto subito e non aspettare due anni».

Le indagini proseguono.

«Dalla documentazione fornita si evince che nella Terapia Intensiva Neonatale il volume di prodotti ad uso di soluzione alcolica per l’igiene delle mani è stato al di sotto degli standard minimi Oms (20 l/1000 giornate di degenza) nel 2018 e poco al di sopra di questo livello nel 2019.

Analoghe considerazioni possono essere fatte per la Terapia Intensiva Pediatrica.

Questi valori non possono comunque essere considerati sufficienti data la tipologia di pazienti gestiti» si legge nella relazione.

E ancora. Si parla di biberon non correttamente sterilizzati, di procedure per l’utilizzo dell’acqua del rubinetto non seguite correttamente.

L’acqua. Tutta colpa dell’acqua. —

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