• Dom. Nov 24th, 2024

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La rivolta dei parroci: “È ora di aprire le chiese”

“È chiuso tutto – aggiunge – il nostro centro per i giovani, la vita della nostra comunità, ma anche gli incontri con gli anziani”, aggiunge.

“I funerali in dieci minuti sono di una povertà estrema per noi sacerdoti e soprattutto per i parenti”.

Se potesse parlare ora col presidente del Consiglio gli direbbe che volentieri farebbe gli “straordinari” pur di celebrare di nuovo messa con i fedeli don Giacomo Martino, parroco di San Tommaso, nel quartiere genovese di Oregina.

“Senza polemiche – sottolinea – del premier Conte ho apprezzato la gradualità con cui sta agendo, però se potessi gli suggerirei di fare un correttivo, magari di stabilire una persona ogni tot metri quadri.

Noi sacerdoti siamo pronti a fare i tripli turni, 5 messe in un giorno”.

Ma non tutti i preti sono allineati con la posizione della Cei.

Qualche voce esce dal coro, come quella di Don Giovanni Ferretti, canonico della Chiesa di San Lorenzo a Torino.

“Libertà di culto non è libertà di infettare la gente.

La nota Cei mi ha profondamente amareggiato, come cittadino, come cattolico e come prete, mi pare un errore politico e pastorale”.

“Siamo in grado oggi di assicurare che non vi sarà pericolo di contagio?

Sapremo sanificare le chiese. Sapremo obbligare la gente a tenere le distanze le mascherine?.

E il prete celebrerà con la mascherina? Che Messe con il popolo sarebbero mai queste?”.

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