La prospettiva futura di questo dialogo con i membri del Movimento 5 Stelle sarà successivamente rielaborata in un dossier e inviata a Giuseppe Conte. Tale iniziativa riflette la consapevolezza che la decisione finale in merito all’adesione o meno a un’ampia coalizione sarà presa a livello centrale, a Roma, piuttosto che sul territorio. Va notato, però, che alcuni esponenti del Movimento, anche persino vertici di rilievo, nutrono l’aspirazione di un isolamento totale, volto a raccogliere il massimo consenso in occasione delle elezioni europee.
Questa strategia, tuttavia, comporterebbe il rischio di abbandonare la Regione come un terreno ormai perduto. La questione dipenderà, inoltre, dai tempi di lavorazione dei gruppi territoriali.
Nel Partito Democratico, sorge un sospetto che questa mossa possa essere un tentativo di procrastinare oltre la data limite fissata dal segretario Domenico Rossi.
Quest’ultimo ha l’intenzione di definire, nell’arco dell’autunno, i contorni della coalizione e di scegliere il candidato, che dovrebbe essere una figura capace di ottenere il consenso di tutte le fazioni o selezionata tramite primarie. Rossi nutre la speranza di ripetere il successo del “laboratorio salario minimo”, nato dalla collaborazione tra i colori politici giallo e rosso.
La sua visione si estende anche alla regione Piemonte, dove confida che un autunno caldamente dinamico potrebbe erodere il consenso nei confronti del governo guidato da Meloni, con possibili ripercussioni sulla giunta di Alberto Cirio. Rossi ragiona che, al contrario,
Raffaele Gallo, capogruppo del Partito Democratico all’interno del Consiglio regionale, sottolinea che con la ripresa delle attività politiche ci si concentrerà sempre di più sulle battaglie identitarie del partito.
Tuttavia, l’auspicio rimane di costruire una piattaforma politica condivisa con il Movimento 5 Stelle. Questa ambizione è radicata nel lavoro congiunto svolto nel corso degli anni, con la speranza di costruire una partnership anziché una competizione.