Il lockdown, al momento, sembra scongiurato, ma per la dottoressa in futuro potrebbe capitare di dover richiudere tutto, ma andrebbe fatto in base alla situazione dei singoli territori.
“Non siamo più a febbraio – ribadisce la professoressa – siamo quasi a novembre: abbiamo imparato tantissime cose e stiamo facendo tesoro di queste conoscenze.
Ci saranno incidenti di percorso e momenti di circolazione più vivace, questo è il primo inverno che questo virus si fa in Occidente”.
Il fattore da tenere sotto stretta osservazione è quello delle terapie intensive: dove andranno in difficoltà sarà necessario chiudere in maniera tempestiva.
Il virus, per la direttrice dell’dell’UF One Health Center, non si è ancora assestato.
Questo verrebbe dimostrato dalle diverse manifestazioni che ha da persona a persona e dunque è ipotizzabile pensare che tra qualche anno lo vedremo con un ventaglio di manifestazioni molto più strette.
“La mia speranza – conclude la Capua – è che questo virus, man mano che circola, si attenui e che con una serie di misure si possa gestire la malattia come un raffreddore.
Ma non sono in grado di dire quando avverrà: dipende da noi e dagli strumenti che useremo per contrastare questa epidemia.
Non ci sono solo i vaccini ma anche le terapie, sono ottimista da questo punto di vista.
Non avremo a che fare con un virus così violento da qui a 4-5 anni, la storia ci insegna questo”.