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Denise Pipitone, testimone rompe il silenzio: “So chi l’ha rapita”

Ed è proprio durante l’ultima puntata che sono state ricostruite le dichiarazioni del testimone, un ex ispettore della polizia giudiziaria che durante la prima inchiesta sulla sparizione di Denise aveva il compito di controllare le intercettazioni.

“Installiamo un ambientale nel mio ufficio, un altro nell’ufficio dell’altro ispettore. Facciamo questo esperimento, Jessica messa nella stanza di quell’ispettore e io chiamo Anna Corona.

La incalzo, cerco di farle capire che se Jessica non ci dice come vanno le cose, messa così andiamo a indagarla… L’accompagno nella stanza dov’è Jessica, la faccio entrare e chiudo. E lì esce ‘a casa ce la purtai'”.

Il riferimento è alla famosa frase pronunciata da Jessica Pulizzi, figlia di Anna Corona e sorellastra di Denise, mentre aspettava di essere sentita in Questura pochi giorni dopo la scomparsa della bambina e registrata da alcune cimici. Jessica è stata assolta in via definitiva da ogni accusa.

L’ex poliziotto il 2 settembre 2004 interrogò Gaspare Ghaleb, ex fidanzato di Jessica Pulizzi: “Sono riuscito a rompere il muro di Anna con quella conversazione mettendola a suo agio – rivela l’uomo così come ricostruito da Quarto Grado

– ‘Tu mi devi dire cos’è successo! Tu mi devi dire cos’è successo!’ dice Anna. Jessica, che non ha capito più niente, dice ‘mia madre vuole sapere cos’è successo e io glielo dico’, perché fino a quel momento lì loro non avevano mai parlato in maniera così aperta.

Anna capisce che stava mettendo nei guai sua figlia. Quando Jessica dice  ‘a casa ce la purtai’, lei interrompe subito. ‘Guardami negli occhi’ e sento che dice ‘problemi con Dio ne hai?'”.

Jessica Pulizzi

Sempre quel giorno Jessica e Anna nominano un certo Peppe. Quel Peppe, sarebbe proprio l’ex poliziotto: “Si dice sempre questo Peppe, che Anna chiama questo poliziotto Peppe – dice – Il Peppe amico di Anna sono io, che poi non sono amico di Anna.

Non quello del motorino, del motorino sono altri”. Infine, l’ex poliziotto, concludo ammettendo: “Eravamo in troppi, troppe forze dell’ordine”.