Nello specifico, quando alla prima dose ha fatto seguito una seconda somministrazione a distanza di tre settimane, i ricercatori hanno osservato un aumento significativo della concentrazione di anticorpi neutralizzanti (IgG) diretti contro la proteina Spike, quella che il coronavirus Sars-Cov-2 utilizza per agganciare le cellule umane e penetrare al loro interno.
È dunque chiaro che, per arrivare ad ottenere una protezione mediata da anticorpi neutralizzanti, come avviene nella maggior parte dei vaccini contro le infezioni virali acute, è necessario ricevere entrambe le dosi di vaccino e che, saltare la seconda dose, non assicura una risposta immunitaria tale da garantire un’ adeguata protezione contro Covid-19.
Questo in considerazione, tra l’altro, della possibilità che non tutte le persone rispondano allo stesso modo alla vaccinazione, proprio come ad esempio accade nel caso del morbillo, per cui solo la somministrazione di entrambe le dosi garantisce l’immunità.
Nel caso del virus del morbillo, in particolare, si stima inoltre che dopo la prima dose, dall’1 al 10 percento delle persone vaccinate non sviluppi una risposta immunitaria, mentre dopo la seconda dose questa cifra non sia superiore al 2 percento.
In tal senso, è evidente che la seconda dose permette di indurre la produzione di anticorpi protettivi, potenziando la risposta immunitaria nei confronti del virus.