Cosa invisibile ma fastidiosa, questo virus ha preso d’assalto la nave, trasformando le vacanze dei passeggeri in una sfida per la sopravvivenza igienica.
Paolo, uno dei sventurati passeggeri, racconta la sua esperienza a Repubblica:
“Il personale sanitario di Costa Crociere è stato impeccabile, ma non c’è stato nulla da fare. Siamo finiti tutti ai bagni.” Una reazione a catena ha travolto passeggeri e membri dell’equipaggio, lasciando un sentiero di febbre, nausea e crampi addominali.
Per Paolo e la sua compagna, la fine del viaggio è stata segnata dal ciclo incessante di visite al bagno. “Prima lei, poi io. È stato chiaro che era finita,” dice Paolo. Anche il volo di ritorno da Guadalupe a Fiumicino non è stato risparmiato, con un secondo round di passeggeri che si sentivano male.
Costa Crociere si difende, sottolineando le misure adottate a bordo per contenere il contagio. Tuttavia, il dispiacere è palpabile nell’azienda mentre ammette che “alcuni ospiti hanno segnalato sintomi lievi di natura gastrointestinale.” L’ispezione delle autorità sanitarie locali a Martinica non ha rilevato criticità, ma per i passeggeri della Costa Fortuna, l’esperienza è stata tutto tranne che idilliaca.
I passeggeri, intrappolati nelle loro cabine, hanno dovuto rinunciare alle spiagge di sabbia bianca e alle acque cristalline dei Caraibi. La nave, ribattezzata sarcasticamente “Costa Sfortuna”, è diventata una prigione fluttuante dove il bagno è stato l’unico rifugio.
Mentre le onde scroscianti sfioravano il lato della nave, i passeggeri combattevano una battaglia contro un nemico invisibile ma onnipresente: il virus gastrointestinale. Le cabine, una volta santuari di relax, sono diventate trincee di guerra contro nausea e crampi.
La frustrazione dei passeggeri è palpabile. Quello che doveva essere un viaggio di lusso si è trasformato in un’esperienza da incubo, con i passeggeri che pregavano per una rapida fine alla loro sofferenza. Ma anche quando la nave ha attraccato e le porte si sono spalancate verso la libertà, il fantasma del virus ha continuato a perseguitare i passeggeri, trasformando il loro ritorno a casa in un’altra prova.
La risposta di Costa Crociere potrebbe essere stata pronta, ma per i passeggeri, la delusione è stata altrettanto rapida. Le promesse di spiagge di sabbia bianca e tramonti mozzafiato si sono trasformate in un ricordo lontano mentre i passeggeri affrontavano il loro viaggio verso casa, sperando che la loro prossima avventura non finisse in un altro incubo simile.
La nave, una volta simbolo di lusso e divertimento, è diventata un’ombra dei suoi giorni gloriosi, un luogo di contagio e disperazione. Le sale da pranzo che una volta risuonavano di risate ora echeggiavano di lamenti. I ponti che erano stati teatro di feste sfarzose ora erano deserti, i passeggeri rinchiudendosi nelle loro cabine nella speranza di evitare il destino che aveva colpito così tanti altri.
E mentre le autorità sanitarie lottavano per contenere l’epidemia, i passeggeri cercavano disperatamente un barlume di speranza. Ma in mezzo alla paura e alla confusione, una cosa era chiara: la loro vacanza ai Caraibi era stata irrimediabilmente rovinata.
Quello che doveva essere un momento di relax e divertimento si è trasformato in un incubo igienico, un ricordo amaro che avrebbe tormentato i passeggeri per molto tempo a venire. Mentre la Costa Fortuna salpa verso l’orizzonte, lasciando dietro di sé una scia di malattia e disperazione, i passeggeri si aggrappano alla speranza che un giorno possano tornare a navigare senza il timore di un nemico così invisibile e potente.