Il calcolo dell’importo dell’assegno si basa sul 25% dei redditi dichiarati dal professionista o dalla partita IVA nei due anni precedenti all’anno della richiesta. Va notato che esiste un limite sia inferiore che superiore per l’importo dell’assegno: questo non può superare gli 800 euro al mese per sei mesi, ma deve comunque essere di almeno 250 euro. Questa impostazione permette di garantire che il sostegno finanziario sia equo e proporzionato alla situazione specifica di ciascun beneficiario.
Per richiedere l’Iscro, i lavoratori autonomi devono presentare domanda all’INPS, ma è importante soddisfare determinati requisiti. La partita IVA deve essere attiva da almeno tre anni, stabilendo un criterio temporale che mira a coprire coloro che hanno una storia professionale consolidata. Inoltre, chi richiede l’Iscro non deve essere titolare di una pensione e non deve neanche percepire l’assegno di inclusione.
Questa iniziativa rappresenta un ulteriore passo del governo per supportare i lavoratori autonomi in tempi di difficoltà economica. L’obiettivo è quello di fornire un aiuto mirato a coloro che hanno subito una significativa perdita di reddito, consentendo loro di affrontare con maggiore sicurezza e stabilità il periodo di difficoltà. L’ampiezza della platea dei beneficiari riflette la volontà di inclusività e di coprire un numero maggiore di professionisti e partite IVA che possono trovarsi in una situazione finanziaria precaria.
In conclusione, l’Iscro rappresenta un passo significativo nella direzione del sostegno ai lavoratori autonomi, offrendo un’ancora di salvezza finanziaria in momenti di incertezza economica. L’ampliamento dei criteri di idoneità e la flessibilità nelle modalità di erogazione degli assegni dimostrano l’impegno del governo nel fornire aiuto concreto a coloro che ne hanno più bisogno.