L’aspetto preoccupante è che il suolo continua a sollevarsi, un fenomeno in corso dal 2005 e accelerato nelle ultime settimane. Questo aumento dell’attività sismica solleva il timore di nuove scosse, come hanno sottolineato ripetutamente i vulcanologi ei sismologi. Secondo Doglioni, potremmo addirittura affrontare un terremoto di magnitudo 5, il che rende ancora più cruciale il monitoraggio costante della situazione da parte dell’Ingv. L’istituto è impegnato a tempo pieno, “in prima linea”, nel monitorare gli sviluppi e adottare misure preventive per affrontare qualsiasi emergenza.
Nonostante l’incertezza, è innegabile che i Campi Flegrei restino un vulcano attivo, il che rende la preparazione per un’eventuale emergenza una priorità assoluta. La zona è caratterizzata da una densa popolazione, il che rende complessa un’evacuazione rapida ed efficace. Musumeci ha annunciato la pianificazione di un Piano straordinario per analizzare la vulnerabilità delle aree urbane, coinvolgendo sia il settore pubblico che quello privato. Inoltre, si sta sviluppando un Piano di comunicazione per informare la popolazione e condurre esercitazioni di protezione civile con il coinvolgimento di volontari.
La viabilità e le vie di fuga rappresentano una delle sfide più rilevanti. Mario Morcone, Prefetto e assessore regionale alla Sicurezza, all’Immigrazione e alla Protezione Civile, ha sottolineato le difficoltà legate alla densità demografica dell’area e all’insufficienza delle infrastrutture per garantire una fuga efficiente in caso di emergenza. L’economista Antonio Coviello, appartenente all’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha evidenziato che un’evacuazione improvvisa di 600.000-700.000 persone sarebbe impraticabile e costosa. Stimando una spesa annua di oltre 30 miliardi di euro e un impatto economico sul PIL di almeno l’1%, tale operazione rappresenterebbe una sfida finanziaria e logistica considerevole.