La notte tra il 13 e il 14 settembre ha visto l’ennesimo episodio di violenza omofoba nella capitale italiana, precisamente in Corso Vittorio, a pochi passi da Largo Argentina. Protagonista di questa triste vicenda è Alessandro Ansaldo, un giovane di 25 anni che, dopo aver partecipato a un evento con delle amiche, si è trovato coinvolto in un’aggressione inaspettata. Durante il suo tragitto verso casa, per cercare un po’ di sollievo dal caldo, ha utilizzato un ventaglio, un gesto innocuo che ha attirato l’attenzione di un gruppo di ragazzi. Questo oggetto, che per molti rappresenta solo un modo per rinfrescarsi, è diventato il pretesto per un attacco violento.
La dinamica dell’aggressione
Mentre Alessandro procedeva lungo la strada, un giovane del gruppo si è avvicinato a lui con l’intento di sottrargli il ventaglio. Nonostante i tentativi di allontanarsi, Alessandro è stato strattonato e, dopo aver cercato di difendersi, ha subito aggressioni fisiche. Un altro membro del gruppo ha iniziato a colpirlo, mentre gli altri osservatori si sono limitati a ridere e commentare, trasformando la violenza in un triste spettacolo.
Il racconto di Alessandro a Dentro la Notizia
Alessandro ha condiviso la sua esperienza nel programma “Dentro la Notizia”, condotto da Gianluigi Nuzzi. In questa intervista, ha descritto nei minimi dettagli l’aggressione subita, rivelando che purtroppo non è la prima volta che si trova a fronteggiare discriminazioni. Ha raccontato di aver vissuto episodi di bullismo anche durante gli anni scolastici, sia da parte dei compagni che da alcuni insegnanti. Tuttavia, ha evidenziato come quella notte sia stata la prima volta in cui qualcuno lo ha aggredito fisicamente a causa del suo orientamento sessuale.
Le parole di Alessandro
Il giovane ha descritto la scena: “Ero appena passato davanti alla Feltrinelli di Largo Argentina e ho sentito le voci di un gruppo di ragazzi dietro di me. Avevo un ventaglio in mano, perché faceva caldo, nonostante fosse già tardissimo. Uno di questi ragazzi si è avvicinato e, mentre cercavo di allontanarmi, ha tentato di strapparmi il ventaglio di mano, per poi romperlo. Mi ha spinto e mi ha sputato in faccia. In quel momento, ho cercato di rispondere, ma lui mi ha colpito con dei pugni.”
Alessandro ha continuato: “Dopo averlo colpito, ho visto che si è fermato, forse sorpreso. Ma subito dopo, un altro ragazzo del gruppo è intervenuto e mi ha colpito alla testa, spingendomi a terra. Ho chiesto loro se si sentissero forti ad aggredire un ragazzo da solo, e quello mi ha risposto con insulti, prendendo il mio telefono e gettandolo dall’altra parte della strada, prima di andarsene ridendo.”
Una violenza non isolata
Questa esperienza di Alessandro non è un caso isolato, ma rappresenta una delle tante storie di violenza contro la comunità LGBTQ. Ogni giorno, innumerevoli persone si trovano a dover affrontare atti di bullismo, derisione e umiliazione. Molti di questi episodi non si limitano a insulti o risate, ma si trasformano in aggressioni fisiche, mettendo in luce una piaga sociale che continua a persistere. Il comportamento di chi assiste a tali atti, spesso ridendo o partecipando, contribuisce a creare un clima di impunità per i carnefici e di paura per le vittime.